Arman visto por Eco
Salvo che l'elenco può essere sia rassegna di cose disparate che moltiplicazione di cose identiche. Arman aveva scelto la seconda strada. Le sue opere sono state quasi sempre moltiplicazioni di un oggetto singolo, o quasi. Ma è questo 'quasi' che rende i suoi cataloghi misteriosi e rivelatori. Perché essi ci mostrano che anche all'interno del medesimo (tante forchette, tanti occhiali, tanti strumenti musicali) esiste la possibilità di una modulazione del molteplice. Nel forsennato (ma segretamente regolatissimo) gioco dei suoi assemblaggi, in cui ogni oggetto, per un'inclinazione, una deviazione di equilibrio, una rotazione minima, si differenzia dai suoi confratelli, Arman trasforma la monodia dell'identico in sinfonia dell'eterogeneo. Lui giocava, e si divertiva, ma al tempo stesso sornionamente s'interrogava sul nostro mondo quale immensa sfilata di oggetti che, non avendo ancora noi trovato le caselle dove porli in armonioso rapporto reciproco, non ci resta che mettere appunto insieme, come nell'attesa - non di rado angosciata - di scoprire il segreto di una forma nascosta, di una regola aurea di cui si prova la nostalgia.
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